Una domenica pomeriggio grigia, quella di ieri, un primo sentore d’autunno nell’aria malinconica del cielo e delle cose tutte.
Stanco il giorno, di una stanchezza priva di fatica sulle spalle, o forse carico di una noia o un vuoto lasciato dal sole estivo nell’improvvisa quanto inaspettata fine della stagione. Inaspettata nonostante si sapesse della sua fine imminente, nonostante si sapesse che qui si era giunti, eppure mai preparati vaghiamo un po’ storditi, infreddoliti nei panni estivi, alla ricerca di un poco di calore o di un poco di qualcosa che riempia questo vuoto, o soltanto di un poco di sonno, che faccia passare la stanchezza del giorno.
Il divano appare come l’unico porto, l’unica calamita che possa bloccare questo vagare nebbioso.
Nella speranza di un sonno ristoratore ho acceso la TV, il mio sonnifero.
E invece mi sono immersa nel fondo degli occhiali di Marcello Mastroianni, in un film degli anni novanta “Stanno tutti bene” di Giuseppe Tornatore e non ho dormito affatto.
In quegli occhi, ingranditi dalle spesse lenti, ho trovato tutto l’incanto e il disincanto del mondo e mi è parso di vedere la stanchezza del giorno e la malinconia delle cose tutte.
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